venerdì 25 maggio 2012

I compensi devono essere decorosi

Nel 2012 potrebbe sembrare veramente assurdo titolare un post in questo modo, così come è ancora più assurdo che la cosa possa "ancora" essere argomento di dibattito. Ma tant'è.
I ricorsi storico giuridici della vicenda, che ormai va avanti da svariati anni, tra il C.N.G. e l'Antitrust (in ultimo di mezzo c'è anche la UE), li potete trovare a questo link e a quest'altro.
Non mi va di entrare nel merito della questione giurisprudenziale, anche perché se c'è una legge - dissennata e malfatta quanto volete, quella delle liberalizzazioni di Bersani'06, ma in essere - occorre rispettarla, punto e basta. E forse, quel riferimento al "decoro professionale" per l'applicazione delle parcelle, nel nostro codice deontologico non andava lasciato: sebbene non sia chissà quale assurdità o illazione. 
Il punto non è tanto questo, quanto proprio la questione del "decoro professionale" in senso ampio. La domanda è diretta e rovinosa: possibile che ancora si debba discutere di cose del genere? Possibile che la nostra professione, la nostra attività intellettuale, sia caduta così in basso? Volete farmi davvero credere che debbano esistere delle norme scritte, per definire quel decoro?
Non è possibile. Il decoro è l'etica e la morale, che per quanto ho imparato io, vengono prima - anzi molto prima - delle leggi. È qualcosa di non scritto, qualcosa di proprio, qualcosa di intimo, di profondo. E non c'è circostanza lavorativa che tenga, non c'è congiunzione economica come scusante. Il decoro professionale è punto imprescindibile per l'esercizio e l'appartenenza a questa, o a quelle altre, professioni. Viene prima di ogni altra normativa possibile e certe volte anche prima di molte competenze. Anche perché di quelle competenze ne rappresenta lo scudo: le difende dalla voracità e dalla violenza del mercato, le preserva, le eleva, le qualifica.
Allora il punto è questo: lasciamo perdere le vicende giudiziarie e impegniamoci in prima persona a rispettare quelle regole  - anche se non scritte - che permettono alla nostra professione di avere una dignità. Perché è proprio intorno alla parola "dignità" che ruota il decoro: non si tratta di chissà quale presunzione, si parla di far restare il mestiere del geologo in un livello di vita decoroso. 
Il mio appella va a tutti i colleghi, con un occhio particolare ai più giovani - come me - perché possiamo essere forti e tenaci, nel non cadere nella trappola di un becero e distorto utilitarismo e possiamo lavorare bene, seriamente, con compensi giusti, senza svendere le nostre menti.
Davvero, però: non come alle chiacchiere delle assemblee, mentre poi appena fuori dall'incontro, si barattano relazioni per 200 euro...

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