venerdì 1 febbraio 2013

Olgoi-Khokhoi - sono veri i vermi di Tremors?

Che la questione di Tremors fosse una romanzata pseudo-horror, ammericanata (con almeno due "m" come è giusto quando si parla di certe cose. ndEm), frutto di qualche appassionato di fossili dietro una camera da ripresa, non credo ci siano dubbi. Diciamocelo altrettanto chiaramente, nonostante la consapevolezza profonda che quello che avevamo davanti non era Ben Hur, il film l'abbiamo visto tutti: sarà perché era il 1990 quando è uscito, io ero un bambino a cui certi film erano praticamente proibiti, e vederlo rappresentava innanzitutto una forma di trasgressione; sarà poi, perché a quell'età, con mostri, esplosioni ed eroi rocamboleschi, si ha una certa affinità; sarà, poi, in fondo, che è uno di quei film che lo guardi mentre giochi a Ruzzle o a quello che c'era di simile negli anni precedenti, ti fa da sottofondo, dormi e ti risvegli senza perdere il punto della trama. Insomma: una cagata detto a chiare lettere.
Però, mi è tornato in mente immediatamente, mentre leggevo giorni fa un post di Brian Dunning sul suo blog Skeptoid. Dunning è famoso in USA, è uno scrittore, un autore, specializzato (diciamo così) in "debuking of pseudoscience", praticamente tipo quelli della TV, un mithbuster: sul sottotitolo del suo blog, si legge infatti "critical anlysis of pop phenomena".  
Esisterebbe una tradizione abbastanza lunga, dietro quei vermi di Tremors, che vengono chiamati Mongolian Death Worm, o Olgoi-Khorkhoi, in lingua mongola. La cosa è abbastanza curiosa e provoa a raccontarvela. 

Le prime notizie all'occidente, arrivarono da Roy Chapman Andrews, esploratore e paleontologo, che nel 1922 pubblicò nell'Asia Magazine i resoconti di un'esplorazione scientifica tra Cina ed Asia Centrale (1919), successivamente raccolti nel libro "The new conquest of central Asia" (1926). 
Ne riporto testualmente un passaggio citato da Dunning:
Then the Premier asked that, if it were possible, I should capture for the Mongolian government a specimen of the allergorhai-horhai. I doubt whether any of my scientific readers can identify this animal. I could, because I had heard of it often. None of those present ever had seen the creature, but they all firmly believed in its existence and described it minutely. It is shaped like a sausage about two feet long, has no head nor legs and is so poisonous that merely to touch it means instant death. It lives in the most desolate parts of the Gobi Desert, whither we were going. To the Mongols it seems to be what the dragon is to the Chinese. The Premier said that, although he had never seen it himself, he knew a man who had and had lived to tell the tale. Then a Cabinet Minister stated that "the cousin of his late wife's sister" had also seen it. I promised to produce the allergorhai-horhai if we chanced to cross its path, and explained how it could be seized by means of long steel collecting forceps; moreover, I could wear dark glasses, so that the disastrous effects of even looking at so poisonous a creature would be neutralized. The meeting adjourned with the best of feeling; for we had a common interest in capturing the allergorhai-horhai. I was especially happy because now the doors of Outer Mongolia were open to the expedition.
Più o meno: "Durante la seduta con il primo ministro mi fu chiesto di catturare un esemplare dell´Allergorhai Horhai per il governo mongolo. Questo é probabilmente un animale mitico, ma forse con un'origine nei fatti, poiché ogni Mongolo del nord ci crede e presentera perlopiù la stessa descrizione. È detto che sia lungo due piedi [60 centimetri], il corpo a forma di salsiccia, senza capo, né arti; e talmente velenoso che anche solo toccarlo può significare morte certa. E riportato che vive nelle zone più aride, nelle regioni sabbiose del Gobi occidentale. Quale rettile può stare alla base per la descrizione di questo mistero!

Un secondo momento di notorietà, fu intorno ai primi anni novanta, non a caso il film. L'ingegnere e autore criptozoologico ceco Ivan Mackerle, che dedicò molta attenzione al "verme della morte" dopo aver letto un racconto del paleontologo Yefremov. Nella storia pubblicata nel 1954 dal paleontologo russo, intitolata appunto "Storie", si parlava di una lotta tra geologi e questi vermi, che per morivano soltanto se bruciati vivi. Mackerle ebbe il grosso pregio di tradurre dalla lingua mongola (difficile, al limite dell'inaccessibile, isolata, mix di cirillico e cinese), grossa parte della letteratura sugli Olgoi-Khorkhoi. Tra il 1990 e il 1992, fece due spedizioni nel deserto del Gobi, ispirato anche da Frank Herbert, autore del romanzo Dune (1965). Provò, come scritto da Herbert, a stimolare la reazione dei "vermi della morte", attraverso esplosioni e martellate sulla sabbia, ma non riuscì ad ottenere nulla. I resoconti dei viaggi furono pubblicati in riviste che si occupavano di misticismo e UFO, come The Faithist Journal e World Explorer, tra il 1992 e il 1994. Da lì in poi, Meckerle ha dettato il punto di riferimento sulla ricerca degli Olgoi-Khorkhoi, affrontata anche da diversi altri autori, ma senza nuovi sviluppi: anzi, complice anche la grande mole di traduzione delle tradizioni popolari della Mongolia, il lavoro del ceco, resta l'unico approfondimento che può raggiungere un livello accettabile di scientificità.
Ciò detto, però, per essere un vero lavoro scientifico, con risultati scientifici, e quindi per poter dire qualcosa di definitivo sull'esistenza di questi organismi, manca una cosa fondamentale: gli organismi, appunto. Nel senso che, in questo caso, non si tratta di Angeli, Aldilà o Telecinesi, come fa notare anche Dunning, si tratta di animali: la tassonomia si basa sull'osservazione di esseri viventi, riconosciuti e catalogati (anche come nuovi), ma c'è il passaggio fondamentale dell'avvistamento. Cosa che per gli Olgoi-Khorkhoi, non c'è mai stata, ancora. Faceva notare anche Meckerle (come Andrews) che, parlando nei vari villaggi del Deserto del Gobi dei vermi, nessuno confermava l'avvistamento di persona, ma tutti ne parlavano, raccontavano di incontri avuti da amici e parenti, e ne confermavano la presenza non in quel posto, ma poco distante.
Il feedback con la bufale, è praticamente chiuso, almeno fin qui. Gli Olgoi-Khorkhoi non esistono, o almeno ad oggi non c'è prova della loro esistenza e non ci sono termini concreti per una loro teorizzazione. Per la scienza questo conta. Poi, se per caso vedete gonfiarsi la terra sotto i piedi, scappate (come suggerisce Dunning), perché è meglio.
Infine, faccio appello alla vostra sensibilità verso certi argomenti, per ricordarvi di regolare le parcelle di noi geologi, velocemente e senza chiedere sconti: il nostro è un lavoro pericoloso, può scapparti fuori un verme da un momento all'altro!  


 


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